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In attesa del Palio del Mare esemplari Buzzetto siracusano
di Gianni Grillo
Ecco i 5 esemplari di “Buzzetto”, o Gozzo siracusano, che ogni anno, nel mese di agosto, danno vita lungo il perimetro di mare che circonda l’isolotto di Ortigia ad un’avvincente regata tra i cinque quartieri storici (Akradina, Epipoli, Neapolis, Ortigya, Tyche) per l’aggiudicazione dell’ambito “Palio del mare”.

STRUTTURA DEL BUZZETTO SIRACUSANO
Nella sua struttura originale, il Buzzetto è un’imbarcazione alta e sfilata, soprattutto a prua dove è situata una piccola copertura, ed ha una lunghezza variabile dai 5 agli 8 metri. Per sfruttare meglio i venti, assai frequenti nelle rotte verso sud, essi erano dotati di un albero estraibile, al centro, con un’ampia vela, detta “tunna” (tonda) ed una triangolare, a prua, detta “billaccuni”.Caratteristica inconfondibile ne è la decorazione che, per certi versi ricorda, almeno per i colori, quella dei tradizionali carretti siciliani.
Niente è lasciato al caso per ciò che riguarda la scelta e la disposizione dei colori: l’azzurro in onore dell’Immacolata; il verde per devozione alla Patrona, Santa lucia; il bianco per Santa Sofia; il rosso per San Sebastiano e l’Ecce Homo. E quindi l’occhio spalancato che, sin dai tempi in cui le navi greche solcavano i mari, osserva e scruta lontano per proteggere l’equipaggio.
L’OPERA DEI CALAFATARI
Per dare la giusta curvatura alle carene delle loro barche, gli antichi “calafatari” utilizzavano un attrezzo a forma di “L”, da essi stessi costruito, chiamato “iabbu” (garbo). Lo stesso serviva a sagomare perfettamente entrambi lati della barca, dando alle stesse una forma omogenea e aggraziata. Una barca che non rispondesse ai requisiti di omogeneità estetica era definita “senza iabbu” (senza “garbo”) : da qui l’espressione dialettale, tuttora utilizzata, nei confronti di chi, nel rapportarsi si mostri sgraziato.
I calafatari sono coloro che, al termine della costruzione della barca, applicano il calafato cioè una stoppa di canapa imbevuta di pece e asfalto che inserita a forza fra la tavole del fasciame, garantisce l’impermeabilità dello scafo. Il costruttore della barca in legno è poi il maestro d’ascia.




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